Lo smart worker lascia le grandi città per i piccoli centri che acquisiscono nuova vita!
La vita rurale è da sempre vista come un luogo di rifugio dallo stress causato dalla vita di tutti i giorni. Il desiderio di molti, infatti, è di abbandonare tutto e andare a vivere in un piccolo borgo dove la vita ha tempi più lenti.
Un tempo l’idea di trasferirsi in un piccolo borgo non era realizzabile spesso per motivi di lavoro, ma la situazione attuale legata al Covid 19 favorendo il diffondersi dello smartworking visto prima come un miraggio ha reso questa ipotesi meno remota.
Cosa ci insegna la pandemia da Covid-19
Il propagarsi del virus da un lato è stato utile per demolire vecchie barriere culturali che rendevano l’Italia come uno dei paesi meno “smart”. Grazie al lavoro agile è possibile pensare di poter recuperare i piccoli centri che da anni vivono una condizione di spopolamento con pesanti ricadute economiche per le economie locali. Secondo alcuni dati, il 72% dei piccoli borghi italiani ha una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti e molti di questi sono a rischio spopolamento. Recentemente molti borghi attuando politiche di rilancio locale hanno messo in vendita abitazioni ad 1 euro.
Come i piccoli centri possono diventare attrattivi
La necessità di vivere nelle grandi città per motivi lavorativi ha creato questa frattura tra piccoli centri e le metropoli; attraverso gli strumenti di cui disponiamo oggi, molti piccoli centri possono però rinascere. Per attrarre gli smartworker è necessario che i piccoli centri attuino una rivoluzione tecnologica attraverso l’implementazione di reti di telecomunicazioni in fibra utili per poter svolgere il lavoro da remoto, ma devono inoltre stingere accordi commerciali e sociali con le aziende.
Uno degli aspetti da migliorare e gestire riguarda inoltre la distanza tra i piccoli centri, le grandi città e gli aeroporti come evidenziato anche dall’architetto e urbanista Stefano Boeri che ha dichiarato: “stiamo lavorando alla mappatura dei borghi con il Politecnico di Milano e stiamo aprendo una collaborazione con Touring club per capire se si possono fare progetti pilota di sviluppo. Ragioniamo su situazioni a massimo 60 chilometri da un centro urbano o da un aeroporto”.
Ciò significa che i piccoli centri potranno attrarre una quantità notevole di persone che fuggono dalle città e che sono favorevoli a traferirsi a condizione che essi dispongano di tecnologie adeguate e di un’organizzazione dei trasporti che permetta di raggiungere i centri urbani nel più breve tempo possibile.
L’idea dell’architetto Boeri cerca di soddisfare sia le esigenze delle grandi città che quelle dei piccoli centri: da un lato le città sarebbero meno affollate (e di conseguenza meno inquinate), dall’altra parte invece i piccoli centri che stanno vivendo forti periodi di spopolamento vedrebbero le strade ripopolate. Ciò comporterà, dunque, una maggiore vivibilità nelle grandi metropoli ed un miglioramento della qualità della vita di chi deciderà di abbandonare una vita stressante per dedicarsi a quella rurale. Per rendere tutto questo realizzabile sarà necessario che la classe politica dirigente colga questa opportunità, investendo nello smartworking e dando aiuti ai piccoli centri per realizzare dei Borghi smart.